martedì 29 ottobre 2013

Supercondominio: vanno nominati i rappresentanti?

Il nuovo articolo 67 delle disposizioni di attuazione al Codice civile (ex riforma del condominio, legge 220/2012, entrata in vigore il 18 giugno 2013) stabilisce che, in caso di supercondominio con più di sessanta partecipanti, è obbligatorio, designare il proprio rappresentante, che dovrà partecipare all’assemblea del supercondominio per le decisioni relative alla gestione ordinaria delle parti comuni e alla nomina dell’amministratore. La delibera di nomina del rappresentante dev'essere assunta con la maggioranza degli intervenuti e i due terzi del valore dell’edificio. Se l’assemblea non vi provvede, ciascun condomino potrà rivolgersi all'autorità giudiziaria. Ancorché questa disposizione sia in senso contrario all’orientamento univoco della giurisprudenza, formatasi prima della riforma sulla identica questione, che riteneva tutti i partecipanti al supercondominio dover essere presenti all'assemblea dello stesso. Il mancato rispetto della norma oggi rende invalida la delibera assunta dal 18 giugno 2013 in poi.
soluzioni immobiliari

sabato 26 ottobre 2013

Quanto guadagnano gli amministratori di condominio in italia?

Facendo un confronto con le medie europee sia nei paesi dove la professione è regolamentata (belgio, spagna, francia, lussemburgo), sia in quei paesi dove non esiste regolamentazione i dati sono i seguenti:

Belgio                         € 17,00 mese per unità immobiliare

Germania                    € 25,00 mese per unità immobiliare

Francia                        € 15,00 mese per unità immobiliare

Lussemburgo               € 16,00 mese per unità immobiliare

Paesi Bassi                  € 23,00 mese per unità immobiliare

Italia                           € 8,00 mese per unità immobiliare

Secondo leonardo caruso (responsabile estero anaci- presidente anaci milano) “questi sono dati che dovrebbero farci riflettere, in quanto l’amministratore oggi, più di prima, deve assolutamente acquisire consapevolezza dell’importanza della sua professionalità e delle sue funzioni. la spesa che comporta ingaggiare un professionista è data dal modo in cui egli stesso esprime il suo lavoro attraverso l’immagine, l’impegno, l’innovazione, la conoscenza e l’affidabilità.
Idealista

venerdì 25 ottobre 2013

Confermato stop prima rata Imu prime case, novità su affitti e mutui prima casa.

Il provvedimento è ora legge il Senato ha approvato con 175 voti favorevoli (55 i no, 17 gli astenuti), il decreto legge che abolisce la prima rata Imu. Il decreto che aveva ottenuto il via libera la scorsa settimana dalla Camera è stato quindi approvato senza ulteriori modifiche.

Il testo ha cancellato la prima rata dell'Imu per la prima casa, Iacp e cooperative edilizie a proprietà indivisa, terreni agricoli e fabbricati rurali. Con il provvedimento viene assicurato anche il rimborso di circa 2,5 miliardi di euro ai Comuni per compensare il minor gettito legato all'Imu non riscossa. Per quanto riguarda la seconda rata dell'Imu prima casa,  che si dovrebbe pagare a dicembre, il governo ha assicurato che, di fronte alla cancellazione del pagamento della rata, le risorse non verranno da nuove tasse.
Le aliquote e le eventuali detrazioni dell'imposta per la seconda rata dovranno essere pubblicate sul sito di ciascun comune entro il 9 dicembre 2013.

Alcune novità per quanto riguarda la disciplina degli affitti, confermata la riduzione dal 19% al 15% dell'aliquota della cedolare secca per i contratti a canone concordato. Al fondo affitti, verranno destinati 50 milioni per ciascuno degli anni 2014 e 2015. Agli inquilini morosi incolpevoli verranno destinati 20 milioni per ciascun anno 2014 e 2015. I prefetti potranno adottare misure di graduazione programmata per l'esecuzione degli sfratti.


Al fondo di solidarietà per i mutui per l'acquisto della prima casa vengono destinati 20 milioni per ciascuno degli anni 2014 e 2015. Le agevolazioni sono destinate a prioritariamente a giovani coppie o monogenitoriali con figli minori, a giovani precari, a famiglie con disabili. E si dovrà avere particolare riguardo per le famiglie numerose.


giovedì 24 ottobre 2013

Bonus Elettrodomestici: il semplice acquisto di mobili ed elettrodomestici non è oggetto di alcuna agevolazione.

La detrazione Irpef 50% per l'acquisto di mobili ed elettrodomestici può essere richiesta soltanto da coloro che l'abbiano già chiesta per interventi di ristrutturazione, realizzati dopo il 26 giugno 2012.
Quindi, il semplice acquisto di mobili ed elettrodomestici non è oggetto di alcuna agevolazione.
Requisito indispensabile è che rientrino nella classe energetica A+ (per i forni A), e che quindi siano elettrodomestici a basso consumo di energia elettrica.

Una novità è l'approvazione del cosiddetto Ecobonus per l'efficienza energetica.
Vengono infatti inserite nella detrazione del 65% prevista per il risparmio energetico anche le caldaie e gli impianti di climatizzazione a pompa di calore, inizialmente esclusi perchè rientranti nelle agevolazioni del Conto Termico.Potranno usufruire di questo bonus quindi, anche gli interventi di sostituzione ed installazione di caldaie, nonché gli impianti a pompa di calore, come alcuni impianti di climatizzazione.

Per poter accedere all'incentivo, però, sarà necessario attestare il miglioramento dell'efficienza energetica dell'edificio dovuto all'impiego di questi dispositivi e quindi seguire tutta la procedura prevista per la detrazione del 65%.

Soluzioni Immobiliari

lunedì 21 ottobre 2013

Quale immobile scegliere ai Lidi Ferraresi?


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giovedì 17 ottobre 2013

APE: Per vendere la casa è necessaria la certificazione energetica


Lo scopo è quello di uniformare la normativa italiana in tema di prestazione energetica degli edifici alle prescrizioni dettate dall’Unione Europea, anche attraverso il monitoraggio dei consumi, per quanto riguarda sia la resa del servizio di riscaldamento sia la climatizzazione estiva.
La normativa di riferimento dunque è la legge 90/2013 (in vigore dal 4 Agosto scorso), che ha convertito il Dl 63/2013, introdotta per adeguarsi a quanto imposto dalle istituzioni europee.
La Corte di Giustizia  europea ha censurato l’Italia per essere venuta meno all’obbligo imposto dalla direttiva 2002/91CE, di prevedere la consegna di un attestato relativo al rendimento energetico in caso di vendita o di nuova locazione di un immobile (sentenza C345/12, pubblicata il 13 Giugno 2013). 

Vediamo insieme alcune di questa Certificazione APE:

  • La legge prevede l’obbligo per il venditore di mettere l’Ape a disposizione del potenziale acquirente dal momento in cui inizino le trattative, non è possibile dunque mettere in vendita o pubblicizzare un immobile prima di avere la certificazione. Documento che, qualora l’affare andasse a buon fine, verrà consegnato alla parte acquirente;
  • Il notaio non si assume responsabilità circa il contenuto dell’Ape (non è di sicuro il suo lavoro), ma verifica i requisiti minimi come indicazione della classe di prestazione energetica, la data di rilascio, gli elementi per collegare l’attestato all’immobile, la sottoscrizione del certificatore;
  • Risulta nulla qualsiasi clausola contrattuale diretta a porre a carico di altri l’adempimento dell’onere della certificazione, questa è una responsabilità della parte venditrice. Non solo, è nullo anche l’accordo con cui l’acquirente esonera da responsabilità il venditore per la mancata allegazione dell’Ape al contratto di compravendita;
  • L’errore circa la classe energetica indicata nell’Ape è un vizio che ricade nell’ambito dell’art. 1490 del C.C., aprendo le porte alla riduzione del prezzo pattuito o addirittura alla risoluzione del contratto di compravendita.

mercoledì 16 ottobre 2013

Deducibilità IMU rinviata, almeno viene abolita l'IMU per immobili invenduti.

È infatti saltato l’intervento che inizialmente doveva essere confermato nel decreto IMU, con il Governo che ha fatto dietro front anche sul ripristino dell’IRPEF per gli immobili sfitti, ovvero sulla misura che faceva figurare al 50% la rendita catastale di seconde case e immobili non locati nel reddito imponibile. Due interventi correlati tra loro perché l’uno, l’imponibilità delle rendite catastali il cui gettito stimato era di 1,6 miliardi di euro, avrebbe dovuto compensare l’altro, la deducibilità IMU per capannoni e immobili strumentali.
A tranquillizzare imprenditori e professionisti il sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta: la deducibilità dell’IMU per gli immobili strumentali «è un elemento che costituisce l’equilibrio complessivo dell’accordo sull’IMU e, al massimo con la Legge di Stabilità, bisognerà renderla operativa. La deducibilità sui capannoni è un impegno solenne preso con le imprese e bisogna onorarlo». Si tratta di una soluzione, quella della deducibilità al 50% a fini IRES ed IRPEF, che già lasciava l’amaro in bocca ad imprese e professionisti che chiedevano a gran voce anche la deducibilità IRAP e che ora rischia di venire meno. In generale, lo ricordiamo, l’IMU sugli immobili strumentali incide per il 40% sul totale versato, quasi 10 miliardi di euro.

L’unico intervento attualmente in vigore a favore delle imprese riguarda il settore dell’edilizia, tra i più colpiti dalla crisi economica, e gli immobili invenduti, per i quali l’IMU è stata abolita. Per la CNA, tuttavia, la cancellazione dell’IMU sugli immobili invenduti sarebbe un semplice palliativo per le imprese, mentre sugli artigiani stanno per abbattersi macigni quali l’aumento dell’IVA e la nuova service tax (TASER), oltre alla TARES che per quest’anno resta in vigore. Mettere in stand by le imprese, in attesa per la possibile deducibilità IMU, secondo la CNA, confermerebbe il trend di questo Governo che sottovaluterebbe la crisi e continuerebbe a «somministrare un leggero calmante ad un malato in pericolo di vita». La CNA ricorda che ben il 63% delle imprese ha chiesto finanziamenti per riuscire a fare fronte alle ultime scadenze fiscali e sottolinea come la riduzione del cuneo fiscale sulle imprese debba diventare una priorità per il Governo, per garantire la sopravvivenza del tessuto produttivo del Paese. Proprio per questo la CNA assicura che continuerà a battersi per evitare l’aumento dell’IVA che rischia concretamente di affossare i consumi. Invece di andare ulteriormente a penalizzare famiglie e imprese, il Governo e le Amministrazioni locali dovrebbero ridurre le imposte sul tessuto economico (IVA compresa, per rilanciare il mercato) senza tentare di riproporle sotto mentite spoglie.Soluzioni Immobiliari

Si chiamerà TRISE il nuovo tributo sui servizi che andrà a sostituire IMU e TARES?

Secondo alcune anticipazioni della legge di stabilità, la nuova imposta si chiamerà TRISE e sarà un tributo sui servizi che sostituirà per le prime abitazioni sia l'IMU che la TARES. L'imposta è formata da due componenti, la TARI, per la gestione dei servizi urbani e la TASI (relativa ai servizi indivisibili).
La bozza della legge di stabilità recita infatti: "è istituito in tutti i comuni un tributo sui servizi comunali, denominato trise che si articola in due componenti: la prima, a copertura dei costi per la gestione dei rifiuti urbani (tari); la seconda, a fronte della copertura dei costi relativi ai servizi indivisibili dei comuni (tasi)".
TASI
Secondo le anticipazioni diffuse l'aliquota di base della tasi, relativa ai servizi indivisibili, sarà fissata all'uno per mille, o a scelta del comune di un euro per metro quadrato. la nuova imposta che sostituirà l'imu sulle prime abitazioni dovrebbe essere gestita autonomamente dai Comuni che avranno la facoltà di modificarla o di azzerarla per la prima casa, e di introdurre delle detrazioni relative al numero dei figli e al reddito.
TARI
La tari sarà dovuta da chi occupa a qualsiasi titolo l’immobile e verrà calcolata sulla base della superficie calpestabile. in pratica è la vecchia tassa sui rifiuti, che adesso in Italia si chiama in molti modi diversi (tares, tarsu, tau...).
Proprietari e Inquilini
Nel caso di abitazioni locate la trise si ripartirà tra proprietario e inquilino, in una quota che oscillerà per quest'ultimo tra il 10 e il 30%. Nello specifico saranno i Comuni a determinare la proporzione.