mercoledì 16 ottobre 2013

Deducibilità IMU rinviata, almeno viene abolita l'IMU per immobili invenduti.

È infatti saltato l’intervento che inizialmente doveva essere confermato nel decreto IMU, con il Governo che ha fatto dietro front anche sul ripristino dell’IRPEF per gli immobili sfitti, ovvero sulla misura che faceva figurare al 50% la rendita catastale di seconde case e immobili non locati nel reddito imponibile. Due interventi correlati tra loro perché l’uno, l’imponibilità delle rendite catastali il cui gettito stimato era di 1,6 miliardi di euro, avrebbe dovuto compensare l’altro, la deducibilità IMU per capannoni e immobili strumentali.
A tranquillizzare imprenditori e professionisti il sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta: la deducibilità dell’IMU per gli immobili strumentali «è un elemento che costituisce l’equilibrio complessivo dell’accordo sull’IMU e, al massimo con la Legge di Stabilità, bisognerà renderla operativa. La deducibilità sui capannoni è un impegno solenne preso con le imprese e bisogna onorarlo». Si tratta di una soluzione, quella della deducibilità al 50% a fini IRES ed IRPEF, che già lasciava l’amaro in bocca ad imprese e professionisti che chiedevano a gran voce anche la deducibilità IRAP e che ora rischia di venire meno. In generale, lo ricordiamo, l’IMU sugli immobili strumentali incide per il 40% sul totale versato, quasi 10 miliardi di euro.

L’unico intervento attualmente in vigore a favore delle imprese riguarda il settore dell’edilizia, tra i più colpiti dalla crisi economica, e gli immobili invenduti, per i quali l’IMU è stata abolita. Per la CNA, tuttavia, la cancellazione dell’IMU sugli immobili invenduti sarebbe un semplice palliativo per le imprese, mentre sugli artigiani stanno per abbattersi macigni quali l’aumento dell’IVA e la nuova service tax (TASER), oltre alla TARES che per quest’anno resta in vigore. Mettere in stand by le imprese, in attesa per la possibile deducibilità IMU, secondo la CNA, confermerebbe il trend di questo Governo che sottovaluterebbe la crisi e continuerebbe a «somministrare un leggero calmante ad un malato in pericolo di vita». La CNA ricorda che ben il 63% delle imprese ha chiesto finanziamenti per riuscire a fare fronte alle ultime scadenze fiscali e sottolinea come la riduzione del cuneo fiscale sulle imprese debba diventare una priorità per il Governo, per garantire la sopravvivenza del tessuto produttivo del Paese. Proprio per questo la CNA assicura che continuerà a battersi per evitare l’aumento dell’IVA che rischia concretamente di affossare i consumi. Invece di andare ulteriormente a penalizzare famiglie e imprese, il Governo e le Amministrazioni locali dovrebbero ridurre le imposte sul tessuto economico (IVA compresa, per rilanciare il mercato) senza tentare di riproporle sotto mentite spoglie.Soluzioni Immobiliari

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